L’acronimo DAD – didattica a distanza – è entrato prepotentemente nella didattica della nostra scuola. Al di là dei suoi limiti, delle sue ragioni e dei suoi torti, una cosa va detta: i docenti e gli allievi hanno scoperto un mondo nuovo e un modo nuovo per comunicare, per confrontarsi, per crescere, per essere vicini anche se siamo lontani.
Le video lezioni diventano quindi non solo spiegazioni di Dante, del barocco e della grande guerra, lezioni di appelli e di microfoni spenti e videocamere disattivate, ma anche un momento in cui si chiacchiera, ci si chiede come stiamo, ci si scambiano opinioni ed emozioni, ci si racconta, insomma.
E chi partecipa è lì, sorride, interviene, e dice anche che quei banchi gli mancano, che teme che l’Esame si possa svolgere davanti ad uno schermo, e che passare il badge ogni mattina non era poi così male, perché era l’inizio di una nuova giornata insieme ai compagni e ai docenti, era volare le scale per andare nei laboratori o uscire per recarsi in succursale, era il fracasso piacevole dell’intervallo, erano anche quei pomeriggi pesanti, sì, ma almeno si condivideva la fatica.
Vero, ci mancano i ragazzi e, forse, a tanti di loro manchiamo noi professori, ma, in attesa di rincontrarci presto, l’appuntamento settimanale ci basta, perché in quell’ora trascorsa davanti al desk siamo di nuovo tutti insieme, a darci forza, ad essere solidali, a dire la nostra parola che scalda gli animi, e a darci appuntamento alla settimana prossima, salutandoci in chat con dei veri arrivederci.
a cura di Elisabetta De Leonardis