domenica 28 giugno 2020

MATITE AL CONTRARIO



E' successo a Bubbio, oggi domenica 28 giugno, alle ore 18, nella collina di Sant’Ippolito (di fronte al paese), vicino al magnifico parco scultoreo Quirin Mayer, nella vigna del signor Vittorio Bocchino, la nipote prof.ssa Erika Bocchino, insegnante presso il nostro Liceo, ha “firmato” dei pali di testa del vigneto. I pali si sono trasformati in matite colorate conficcate nel terreno che fuoriescono con la gomma, e di un cavalletto posto a fianco del vigneto, dove si può ammirare il paese di Bubbio. 












L’opera artistica di Erika Bocchino, vuole essere un ricordo del nonno che proprio il 28 giugno, avrebbe compiuto 100 anni.

QUANDO LE CLASSI NON SONO POLLAIO


considerazioni di docenti di una classe che non è pollaio

L’espressione classe pollaio sta ad indicare, senza nulla togliere ai polli e ai loro ricoveri, una metafora di classi con un numero di allievi numeroso, classi sovraffollate, quindi, piene di banchi e sedie, una lim, una cattedra. Ora, quanti sono in media gli allievi di una classe pollaio? Dai 25 ai 30, diciamo. Tante delle classi del liceo artistico sono classi pollaio: 28, 29, 30 allievi che ogni mattina varcano l’ingresso della scuola e si precipitano nelle aule per prendere posto. 

In questo ultimo triennio un’eccezione ha confermato la regola secondo cui quando le classi ospitano un numero di allievi che corrisponde a metà di un pollaio, allora la didattica dei docenti e la crescita personale degli studenti arriva a risultati che commuovono, e sono lo specchio di un lavoro di anni scolastici in cui tutti possono godere di quel diritto sancito anche dalla Costituzione che si chiama istruzione.

La classe V Architettura e Ambiente, composta da 11 allievi, ha sostenuto in questi giorni il colloquio orale previsto dall’Esame di Stato: tutti gli alunni hanno presentato i loro elaborati sulla Casa della memoria, poi analizzato il testo di Italiano, collegato interdisciplinarmente il documento scelto dalla Commissione, parlato dell’esperienza PCTO e commentato gli articoli della Costituzione. 

Quattro i cento e lode e un cento assegnati dai docenti e dal Presidente Civitate Giuseppe, un riconoscimento finale alla bravura, all’impegno, alla costanza nello studio, al raggiungimento di competenze eccellenti. La riflessione, però, è sorta spontanea in tutti noi docenti che eravamo lì, con loro: ecco, se e quando la classe non è pollaio, gli allievi possono davvero essere allievi, ovvero rispecchiare appieno l’etimologia del termine latino allevare, che significa nutrire, far crescere; e anche noi insegnanti della classe abbiamo scoperto di essere cresciuti con loro e grazie a loro.


























Terminato il colloquio l’allievo David Maria Grasso della classe VA, uno dei cento e lode, ha dimostrato come si possono coniugare lo studio e la musica se prevalgono passione ed entusiasmo.


A cura della prof.ssa Elisabetta De Leonardis 

lunedì 22 giugno 2020

UN CORO A DISTANZA PER IL LICEO ARTISTICO DI ASTI

Giorni silenziosi, quelli passati nel timore e nella solitudine della prima fase di lockdown




Quanto sono mancate le voci dei ragazzi, dei compagni di banco, dei colleghi.
Quanto è stato difficile accontentarsi dei collegamenti sincroni, più o meno connessi e sempre alla ricerca di altri e nuovi modi per esprimere ciò che non si poteva.

Quanto è mancata la musica ai nostri alunni, in particolare ai ragazzi della curvatura musicale che son stati costretti a interrompere le lezioni di strumento, il coro, la musica di insieme, così, da un giorno all’altro. Ma una passione forte, come quella di chi ama la musica, non si fa rinchiudere neanche da una pandemia. Un’idea allora prende forma, nata dalla necessità di trovare un modo per fare musica insieme, comunque, perché fare musica insieme è la vera essenza della musica: unire, condividere.

Allora ecco il progetto: WE WILL ROCK THE VIRUS, parafrasando la celebre canzone “We will rock you” dei Queen, diventa un coro-slogan per sconfiggere la paura dell’isolamento, del contagio, del silenzio forzato. WE ARE THE CHAMPIONS è la naturale prosecuzione del breve medley che è stato realizzato grazie al supporto tecnico del collega Andrea Passarino. I ragazzi hanno aderito alla richiesta non senza un po’ di titubanza: forse all’inizio sembrava una cosa astratta e assurda da realizzare. “Come? Io che non canto neanche così bene dovrei incidere la mia parte e inviarla perché tutti sentano come canto?”. Timidezze e ritrosie da superare. E invece la forza di un coro, anche di un coro virtuale, è proprio questa: ogni voce è importante, ogni voce è utile e bellissima perché contribuisce al risultato e lo rende migliore, ne moltiplica la potenza. Così man mano le resistenze hanno ceduto il posto al coinvolgimento e finalmente, anche grazie alla preziosissima collaborazione di un gruppo di docenti, il progetto ha preso vita ed è diventato un video che, credo, rimarrà come uno dei ricordi migliori di questi ultimi difficilissimi mesi.

Così ci siamo sentiti, da lontano ma vicinissimi, ogni voce un volto, un’espressione tipica di ognuno. Così ci siamo immaginati, impegnati in questo piccolo progetto ma grande nel significato. Così ci siamo visti, virtuali ma veri, nel video che unisce musica e persone. Grazie a tutti quelli che si sono uniti, grazie a tutti coloro che ascolteranno. Ora possiamo cantare “WE HAVE ROCKED THE VIRUS”!


Progetto musicale a cura di Paola Rivetti
Arrangiamenti musicali e editing audio: Andrea Passarino
Supervisione video: Giuseppe Varlotta
Montaggio: Nicolò Malandrone

Coro e solisti:
Classe 1B: Laura Chanoux, Valerio Cherchi, Silvia Nonanta, Lucrezia Rissone, Giulia Rondelli, Filippo Tagliatti, Gabriele Zavattero
Classe 2B: Francesca Arecco, Chiara Grasso, Matteo Franco, Matteo Ottone, Davide Perniciaro, Alberto Pincitore, Elisa Trinchero
Classe 3°: Noemi Boccaccio, Sara Massa, Aurora Messina, Serse Testa
Classe 4°: Valentina Bordino, Alessandro Casonato, Beatrice Rissone, Cecilia Sechi
Classe 5° Cecilia Abissi, Matilde Baldin, Camilla Beltracchini, Ilaria Cerrato, Nicoleta Vlad

Docenti: Enrica Cravanzola, Milena Di Vicino, Monica Gatti, Andrea Marello, Andrea Passarino, Paola Rivetti, MassimoTesta.

martedì 16 giugno 2020

VIRUS A FUMETTI



Gli alunni del Liceo Artistico non si fermano neanche dopo la fine delle lezioni! Un gruppo di allievi della classe 4F ha collaborato a distanza per realizzare un lavoro ispirato alla fine della pandemia: sulla base di un racconto scritto da Alessandro Casonato (nel quale un alieno dispettoso, ma simpatico, aiuta gli umani a debellare il virus) le compagne Alessia Macaione, Arianna Mortarino e Iris Maddalena Occhiali hanno trasformato la storia in un fumetto…..si attendono candidati per la versione cartone animato!

Umani, alieni e gavettoni…in lotta contro il virus!






Illustrazione di Alessia Macaione

Un bel giorno un alieno arriva sulla terra con la sua macchina volante: è basso, bruttino, ha tre occhi e i denti brutti, ma è anche biondo e ha occhi azzurri.
La macchina volante viaggia veloce come un fulmine e ha le luci blu. L’alieno scende dal suo mezzo e si trova in una città fantasma… finestre e porte chiuse ovunque…Le poche persone che incontra camminano con la mascherina.
“Hei! che succede qua da voi? mi sembrate un po’ strani, voi terrestri!” chiede a una ragazza bionda un po’ paffutella con i capelli lunghi.
“Ma che dici, non vedi che c’è la pandemia! abbiamo paura!!!”






Illustrazione di Iris Maddalena Occhiali

L’alieno rimane un po’ dubbioso e….. le tira un gavettone!
E lei: “Aaaaahhhhh!!! ci mancano proprio i gavettoni! Alieno maleducato!!! che sei venuto a fare qui?”
“Veramente sono venuto a visitare la terra… siete diversi, ma simpatici! ho una sorpresa per voi…” L’alieno tira fuori dalla macchina volante delle mascherine con incorporati gli occhiali da sole: “Mascherine speciali! occhiali da sole per l’estate + maschera anticontagio!”






Illustrazione di Arianna Mortarino

“Fatene buon uso, ci vediamo!!!
L’alieno parte e se ne va. Passano due mesi, l’alieno torna sulla terra, incontra di nuovo la ragazza che gli dice: “Hei alieno, con le tue mascherine siamo guariti tutti..ma adesso…beccati questo!” E gli tira un gavettone!

Testo del racconto: Alessandro Casonato
Illustrazioni: Alessia Macaione, Arianna Mortarino, Iris Maddalena Occhiali
A cura della Prof.ssa Miriana Scorza

domenica 14 giugno 2020

RITRATTI DI UNO QUALUNQUE

Raccolta di poemetti di ispirazione impressionista illustrati dagli studenti dei nostri licei artistici del territorio.
Prof. Roberto Brignolo
Illustrazioni degli studenti del liceo artistico - a.s. 2017-18 e 2018-2019

Progetto realizzato da:
IIS "Penna" - ASTI
IIS "Alfieri" - Liceo artistico - ASTI
Liceo artistico "G. Parodi" - Acqui Terme 

Hanno partecipato al progetto gli studenti 4F  a.s. 2018-2019:

AQUINO FRANCESCA
BALDIN MATILDE LISA
BEGU GRESALDA
BREABAN ANDREI
BRUNI STEFANIA
BUFFARDO DANIELA
BUTTICE’ ALESSIA
COLOSIMO GIULIA
CRISCUOLO JESSICA
DEFENDI GUALTIERO
FRANCO CAROLE
GALLAN NIHALINDA
LENTINI ASYA
LORENZATO ALICE
MARIN MARTINA PALMA
MASSASSO CHIARA
MASSASSO ELENA
MUSSO ANITA
SARDI FRANCESCA
TRINH MINH TAM MATTEO
TRIVELLIN MARA
ZAPATA NICOLE

martedì 9 giugno 2020

SPAZI DI TEATRALITA', DAL PALCOSCENICO ALLA REALTA'

le riflessioni degli studenti

Nei giorni 6, 13 e 20 maggio tre professionisti del mondo teatrale sono saliti in cattedra e hanno intrattenuto, con tre incontri in videoconferenza, allievi, docenti e ospiti esterni all’istituto, riuscendo a ricreare nella nostra scuola, per qualche ora, un prezioso spazio virtuale per la teatralità. 
Gli incontri, seguiti da una platea folta e interessata, sono stati i seguenti:
“ll teatro è ovunque ti trovi” con lo scenografo e architetto Francesco Fassone,
“Lo spazio vivo del teatro” con l’attrice e operatrice teatrale Federica Tripodi e “Arlecchino re dell'inferno. L'uomo è la maschera, la maschera è l'uomo” con Andrea Marello, scenografo e docente.

Qui di seguito alcune interessanti riflessioni degli allievi della classe di teatro (3D, 3F, 3G, 3M) del Liceo Artistico.
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“Ciò che ha colpito particolarmente la mia attenzione è quando si è iniziato a parlare del regista teatrale Peter Brook e di due particolari scenografie, ideate dallo scenografo che stava tenendo la lezione, scelte in modo molto incisivo per la rappresentazione dello spettacolo.
Ciò che mi ha meravigliato è stato il secondo spettacolo, in cui si vedevano dei giovani, in una famiglia allargata, costretti a lavorare, in Russia, alla fabbrica alla quale i vecchi prima di loro avevano dedicato la loro vita. La scenografia scelta è stata realizzata con rami secchi, quasi a formare un nido che non dava però il senso di casa, bensì una sensazione di claustrofobia, senza alcuna via d’uscita. 
Personalmente reputo che queste lezioni siano state molto interessanti, in quanto abbiamo tolto dal loro contesto comune vari aspetti del teatro e li abbiamo analizzati con occhio più tecnico; sono state un arricchimento personale e di cultura generale, che ci hanno donato la possibilità di una visione differente del mondo attorno a noi e della gente che ci circonda, con la possibilità di una diversa chiave d’analisi. “ 


Serse Testa

Scenografia di Francesco Fassone
Zio Vanja di Anton Checov
regia di Emiliano Bronzino
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“Un esempio più concreto di palcoscenico può essere il “palcoscenico della nostra vita”. Capita spesso di comportarci in maniera differente da ciò che siamo, di interpretare un ruolo a seconda del luogo in cui ci troviamo e dalle persone che abbiamo intorno, questo perché esistono regole e convenzioni che inconsciamente rispettiamo sin da bambini. Proprio come fa un attore quando interpreta un personaggio, anche noi con costumi, parole e azioni raccontiamo la nostra storia.”
Alice Corbani
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“Tutto il mondo è un teatro… Il sociologo canadese Erving Goffman descrive la vita sociale e la comunicazione umana con una metafora teatrale. Secondo la metafora ogni essere umano che comunica è attore, attraverso le parole, i gesti, i vestiti ecc. 
In base al contesto che stiamo vivendo possiamo essere attivi e fare una performance (fare spettacolo), oppure possiamo essere passivi ed essere pubblico.
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Sul palcoscenico dobbiamo fare una performance, quindi tenderemo ad osservare delle regole e mostrare un lato diverso di noi. Noi studenti sicuramente ci comportiamo in modo diverso davanti ai professori, con gli amici o i familiari. Sono consapevole del fatto che in classe vivo su un “palcoscenico”, devo rispettare delle regole, anche quelle che non mi piacciono, e a volte so di sentirmi repressa perché esprimere la mia idea è difficile. Con la famiglia sono libera di esprimermi, non mi preoccupo delle conseguenze che i miei pensieri possono provocare perché so che posso contare su un sentimento incondizionato; con gli amici vivo una situazione intermedia perché essere sempre “me stessa” comporta essere giudicata. Il teatro potrebbe essere quindi considerato una “palestra di vita” dove è possibile sperimentare gli aspetti più segreti della realtà, qualsiasi elemento della realtà può essere trasfigurato e quello che è finto può sembrare vero”
Sara Tubino






Scenografia di Francesco Fassone
Tre sorelle di Anton Checov
Regia di Emiliano Bronzino
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“Gli interventi sono stati interessanti e mi hanno colpito le riflessioni sul fatto che il teatro è qualcosa di vivo e che lo spazio, il palcoscenico, può essere ovunque. Non è necessario avere uno spazio adibito alla recitazione, perché si può fare teatro in qualsiasi luogo. L’ importante è chi recita, chi si cala nella parte, chi si mette in discussione... perchè il teatro siamo noi”
Pietro Patarino
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Il fatto di poterti estraniare completamente da ciò che sei, dai tuoi ideali e convinzioni per interpretare una bugia, una persona estranea alla propria “comfort zone” dev’essere un’esperienza da poter fare almeno una volta nella vita, per conoscersi meglio e scoprire qualcosa su se stessi.”
Federica Badella
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“Abbiamo analizzato gli attori e lo spazio, abbiamo parlato di un personaggio molto importante, Arlecchino, abbiamo visto degli spezzoni di alcuni video riguardanti brevi spettacoli. Sicuramente le lezioni fatte a scuola erano un po’ più divertenti perchè ci coinvolgevano maggiormente, ci davano la possibilità di provare a fare delle piccole scene e quindi di provare a recitare”
Stefano Guarna
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“A rendere incredibile una maschera è la possibilità di trovare dietro ad essa una miriade di personalità differenti tra loro. Mi è piaciuto come il professor Marello abbia fatto un esempio legato al momento attuale facendoci notare come il nascondersi dietro una maschera faccia la differenza.”
Samuele Tavella
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“Tutto il mondo è un palcoscenico, donne e uomini sono solo attori che entrano ed escono dalla scena” questo diceva William Shakespeare, e io condivido il suo pensiero. Ognuno vive la sua vita interpretando molti ruoli e indossando altrettante innumerevoli maschere. Sono in pochi a poter vedere ciò che ci si cela sotto.
Impariamo ad indossarla fin da piccoli, quando ci dicono “devi essere femminile, devi truccarti, devi mostrarti felice” oppure “non devi piangere, non devi mostrare i tuoi sentimenti, devi comportarti da uomo”. Così già comprendiamo che non ci sarà permesso di essere chi siamo, o chi vogliamo essere, ma dobbiamo essere ciò che la società si aspetta. Allora ci creiamo un gran numero di maschere per riuscire a piacere un po’ a tutti, e il mondo diventa il nostro palcoscenico, recitiamo, facciamo il nostro spettacolo mostrandoci per quello che il nostro ruolo ci impone, poi torniamo a casa e ci togliamo la maschera chiedendoci se abbiamo interpretato bene la parte. “Avrò fatto bene a rispondere in quel modo?”, “Forse non dovevo comportarmi così e probabilmente ho fatto la figura della stupida.”
Ma non importa quante maschere indossiamo, il mondo continuerà a girare, “lo spettacolo deve continuare”, ad esso non importa se stiamo partecipando con o senza maschera nè se stiamo facendo gli spettatori di quella che dovrebbe essere la nostra vita.
Spero nella mia vita di incontrare più volti che maschere.”
Bacco Martina
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“La lezione di teatro che mi ha colpito di più è stata l’ultima in cui si è parlato di “ maschera” e di Arlecchino. Non si è parlato di un’opera mettendola su un piedistallo ma confrontandola con la triste ma vera realtà. La maschera di Arlecchino è stata spiegata per intero con quei significati che magari non si vedono a prima vista, come per esempio il raffronto con la mascherina chirurgica che oggi noi dobbiamo indossare”
Davide Agostini
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“Il fatto che ognuno di noi possiede una maschera davanti agli altri e che ci nascondiamo dietro a queste maschere appunto, è stata una tematica che mi ha fatto ragionare. Per esempio io a scuola non sono veramente me stessa, ho per lo più una maschera dietro alla quale mi nascondo. Però non mi preoccupo perché penso sia del tutto naturale. Tutti hanno una maschera ed è incredibile come dietro ad essa si possano trovare personalità differenti tra loro. Il professor Marello mi è piaciuto perché ci ha fatto notare come il nascondersi dietro una maschera faccia davvero la differenza e che a volte non ne abbiamo il bisogno.“ 
Giada Marino 
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“Il teatro è una esperienza che ti porta a cambiare la vita in modo positivo, che cambia completamente il modo di vedere tutto quello che è intorno, il modo di pensare e ragionare . TI lascia un segno indelebile sulla pelle che non potrà mai e poi mai abbandonarti. Perché con quelle esperienze riuscirai a migliorare te stesso, a battere la timidezza di cui non sei mai riuscito a liberarti, a trovare il coraggio di fare, dire e provare cose che pensavi di non poter fare, senza bisogno di vergognarsi. Il teatro permette di dimenticare i problemi che ci circondando. Una persona può crescere di molto in poco tempo, con l’aiuto di altre persone simili a lei che saranno al suo fianco nei momenti sia tristi e in quelli felici.
Il teatro insegna ad andare avanti anche se si fa un errore, come quando un attore sbaglia movimento o battuta. E’ proprio in quel momento che un teatrante riesce a tirare fuori il suo coraggio e a improvvisare per non far capire allo spettatore il proprio errore. Magari così quel piccolo errore che poteva mandare lo spettacolo a rotoli riesce a dar ancora più enfasi alla scena, lasciando un segno ancor più forte in chi guarda.
Imparare a recitare è una delle cose più utili che ci sia, perché è una conoscenza che si userà sempre. Secondo il mio pensiero, fare teatro è un percorso di vita che fa maturare”
Nicolò Enrico
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“Il secondo incontro è stato molto interessante. L’attrice ha risposto a molte domande a proposito dell’interpretazione di un personaggio: mentre sei in scena e interpreti un personaggio con una storia tutta sua, dal momento in cui cominci lo spettacolo fino alla fine di esso, tu rimani nel personaggio. Anche quando esci dal palco per andare nelle quinte”
Sonia Resini
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“Teatro vuol dire impegno, costanza e passione. Dietro a due ore di spettacolo ci sono mesi di lavoro, mentale e fisico, da parte degli attori, degli scenografi e di tutte le persone che stanno attorno. Fare teatro equivale ad apprendere qual è la fatica utile per ottenere un risultato gratificante. E questo vale per il teatro, come per altre discipline e lavori. 
Teatro è collaborazione. Quando ci si prepara per una recita, è fondamentale che ci sia coesione con gli altri membri. E non solo. Bisogna trovare anche un rapporto col pubblico. Se non si lavora come si deve, si rischia di compromettere il lavoro di tutti. In teatro si condividono anche i problemi. Se durante una scena, un attore dimentica la battuta, è anche compito tuo, che sei sul palco, saper improvvisare qualcosa. 
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Il teatro insegna a vivere. 
Teatro è anche cambiamento. Fa scoprire alla persona timida la sua temerarietà e il suo coraggio nascosto. Può far diventare la persona con un cuore di pietra, una persona più sensibile. E’ bello pensare che questi cambiamenti, molte volte, escano dal palco.
Il teatro fa star bene chi ci lavora. Questa è la sua vera essenza. E’ un luogo che ti dà degli obbiettivi. È un luogo che ti ripaga. E allora non vi è nemmeno più la fatica.”
Elena Bazzanini
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“Il teatro è un'occasione per potersi sfogare, per poter esprimere le proprie emozioni, per arricchirsi e per imparare a conoscer meglio se stessi e gli altri, in quanto devo sapere dove finisco io e dove inizia il personaggio che dovrò interpretare. Bisogna fidarsi l'uno dell'altro, serve intesa per portare in scena una buona performance. 
L'attore porta in vita il personaggio e la storia, mentre chi guarda si ritrova catapultato nella vicenda e il mondo esterno viene messo in pausa per entrare in un mondo che sarà completamente nuovo ogni volta, anche se la storia dovesse essere la stessa,. Perché uno spettacolo non sarà mai uguale ad un altro, non sarà mai come vedere un film, dove le scene sono quelle e così rimangono.
Da "attrice" posso dire che è davvero bello quando si riesce ad immergersi totalmente nel personaggio. Quando metti da parte te stesso per far posto al personaggio allora ce l'hai fatta. Perché poi questo personaggio vive. Da spettatrice invece io non sono più Giulia, seduta su una sedia in un teatro, ma in quel momento divento anche io parte di un'altra storia. Non sono più ad Asti, ma in un altro posto, ovunque esso sia.
Questo è il teatro per me. E per citare una delle frasi che un giorno un attore mi disse: "Un uomo comune vivrà una sola vita, ma io qui, da attore, alla fine dei miei giorni ne avrò vissute cento".
Giulia Gaiotto
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martedì 2 giugno 2020

DESIGN, ARTE E LETTERATURA UNITE CONTRO IL COVID-19






Le allieve della classe V dell'indirizzo Design si sono cimentate in una fusione di arte e letteratura, partendo dallo studio delle Avanguardie artistiche ed arrivando ad esprimere, attraverso tecniche di sperimentazione artistica e letteraria, l’idea del coronavirus che, a sua volta, ha trovato l’espressione negli elaborati grafici.












articolo del 2 giugno 2020
dalla NUOVA PROVINCIA di Asti 

I LAVORI REALIZZATI