venerdì 12 marzo 2021

Perché – domandò il panellaro, meravigliato e curioso – hanno sparato?

Parole pietre quelle a cui il Generale di Brigata della Guardia di Finanza Antonio Borgia ha fatto ricorso per parlare, con vera conoscenza, quella che va al di là di libri e notizie mediatiche, di mafia. E noi abbiamo ascoltato, in silenzio, lezioni sulla mafia. 

Gen. Antonio Borgia
Il generale - relatore di ben quattro incontri meet organizzati per le classi quinte dell’IIS "V. Alfieri" - ha trasmesso a tanti allievi e docenti un profondo sapere del fenomeno mafia, analizzando le sue radici storico-sociali, il fenomeno dell’omertà, gli attentati a giudici e giornalisti, le leggi antimafia, i riti di affiliazione, i processi nelle aule bunker, la trattativa Stato-mafia, le donne dei mafiosi e i figli dei mafiosi, i pentiti e collaboratori di giustizia. 



La sua conoscenza del che cos’è la mafia, ovvero dell’essenza del fenomeno mafioso, è sicuramente conoscenza profonda e critica, lontana dalle frasi fatte o dal sentito dire, ed è conoscenza che è nata e si è costruita sul campo, quando, per ben 17 anni, il generale Borgia è stato di servizio alla Guardia di Finanza a Palermo, città che gli è rimasta anche nel cuore sì, ma che negli anni Ottanta e Novanta è stata teatro di stragi, di bombe in autostrada, di esplosivi piazzati nei citofoni, di cadaveri freddati nelle strade e, quindi, di indagini e blitz da parte di chi indossa una divisa per difendere i cittadini e compiere il proprio dovere. 

L’obiettivo di queste lezioni di storia, di educazione civica e di vita vera è quello di informare i giovani che, proprio perché giovani, devono scolpire nei loro cuori e nelle loro menti che cos’è la mafia, e comprendere che la lotta alla mafia è anche la lotta di chi rifiuta l’omertà, lo sfruttamento, le azioni criminali, ovvero, in un solo concetto, una mentalità mafiosa. 

I nostri studenti, durante gli incontri meet, hanno dimostrato vero interesse e curiosità nello scoprire quanto il fenomeno mafia sia non solamente storia passata, ma anche un atteggiamento, che spesso si nasconde, subdolo, in chi non denuncia e crede che solo facendosi i fatti propri possa essere libero e lontano da certi atteggiamenti delatori. I nostri studenti, grazie al generale e alle sue parole pietre, potranno, insieme a noi docenti, riflettere, nella loro vita, su fatti accaduti e che accadono ancora e, sicuramente, potranno sorridere quando leggeranno di quel panellaro di Sciascia che, per non essere compromesso nell’indagine, si nasconde dietro alla domanda: "perché, […] hanno sparato?". 


A cura delle prof.sse Elisabetta De Leonardis e Silvia Caronna

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