Fu così che le parole diventarono realtà. Non sono più macchie nere su un foglio bianco, né il racconto di una favola che accompagna i bambini all’autobus dei sogni. Furono strappate dalla neve candida e tagliente per essere tatuate nell’alba, nella quotidianità e nella speranza di tutte le anime. Quello che si credeva lontano, ora cammina al nostro fianco; con noi. Le tragedie storiche hanno preso possesso della realtà contemporanea al nostro respiro. Silenziosamente rimbombano i corpi caduti a terra; chiudi le orecchie per non sentire dilettandoti nell’ammontare le bellezze della natura; la diversità di colori che coesistono pacificamente tra il verde madre. In piena luce notturna, tutto si ferma; pace? Quella luce così abbagliante non è la vita di una stella, ma un giocattolo umano.
Il giovine, disteso all’ombra o addossato a un tronco, capì che l’ossigeno era ormai formato dalle lacrime di Kiev, danneggiando i suoi polmoni per sempre. Credeva sentir vivere nel suo petto l’intero mondo; un altro principio di vita entrava in lui. Ormai non è più storia, mai lo sarà. Era dentro di lui, come un cupo naufragio nell’ombra, tante voci chiamavano al soccorso, imploravano aiuto; voci note, voci che egli aveva un tempo ascoltato… tra cui la sua. Non posso proseguire così. L’arcangelo di Pescara, come una colonna sonora, mi ricorda la penna. Un giorno, nell’ora meridiana, mi costrinse a guardare, d’improvviso, abissi vertiginosi, indistruttibili ricordi, cumuli di sofferenza e rimpianto, tutta la miseria d’un tempo; d’una natura ch’era concezion dell’intelletto. Il peso dell’inchiostro non deve essere nascosto in tempo di Guerra. L’incarico di dover continuare ciò che i miei antenati hanno versato con il loro rosso di passione.
Le parole sono diventate cruda realtà.
Sara Massa
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